Benvenuti a chi si sta avventurando per la prima volta in questi mesi e a chi dopo anni ancora annaspa (ragionevolmente). È un mare di guai e un campo di battaglia, ogni università con i suoi problemi e i suoi pregi, ma cosa funziona e cosa no? È impossibile, credo, strutturare un “manuale di sopravvivenza” perché è come la normativa, perennemente incompleta e, aggiungerei, inadeguata (chi ha indovinato quale facoltà frequento?eheheh), ma ho avuto modo di analizzare qualche piccola grande pecca e ragionare su qualche (blanda) soluzione. Ma procediamo per aneddoti. Seminario di diritto penale 1, terzo anno: una giovane assistente nella prima metà della lezione…fa un dettato! Non ha spiegato assolutamente nulla, aveva dei fogli a cui buttava un occhio ogni tanto e non conosceva nemmeno il nostro percorso di studi (no tesoro, noi al primo semestre del terzo anno non ancora lo abbiamo fatto amministrativo!). Questo mi ha fatto tornare alla mente un mio “vecchio” pensiero: studiare a memoria, anzi a pappagallo, non dovrebbe permettere di accedere a un voto come 30 o addirittura 30 e lode. Ne escono tante macchinette a cui, nel caso di giurisprudenza, se chiedi cosa significa “ex art.”, non ti sanno rispondere nella maggior parte dei casi, perché nella loro memoria non c’è un testo con la definizione imparata magistralmente a pappagallo. Quindi, consiglio numero 1: capite! È il primo e unico vero modo per imparare davvero.
Altro episodio. Convegno (molto bello e interessante di cui vi parlerò presto in un post dedicato!), parla il mio ex professore di Filosofia del Diritto (materia odiata dal 90% degli studenti nella mia università….anche per il suddetto professore!): ora, al terzo anno, con una consapevolezza ulteriore di determinate materie e indiscutibilmente una maturità maggiore, l’ho ascoltato in maniera diversa rispetto a 2 anni fa. Ci sono materie che sono collocate negli anni in modo alquanto discutibile, che hanno bisogno di una conoscenza più ampia e delle basi più solide per essere propriamente affrontate ma soprattutto apprezzate. Ergo, consiglio numero 2: anche se a volte può sembrare l’unica via possibile per uscirne vivi, non vi limitate alle righe che leggete, cercate di ritrovare le basi del discorso che state seguendo, cercate anche i significati delle parole se “non vi tornano i conti”, leggete quelle odiatissime note, perché a volte nascondono un mondo!
Queste sono solo 2 cose che mi sono venute in mente in questi giorni ma affrontare questo universo (perché sembra davvero infinito) è una prova di vita, non c’è solo lo studio, ci sono tante piccole cose: imparare a prendere appunti nel migliore dei modi, gestire il tempo, capire quanto sia utile seguire una lezione e scegliere se impiegare meglio quelle ore magari studiando (se la frequenza non è obbligatoria ovviamente), prendere contatti e cercare di coltivare in questo ambiente le proprie passioni…l’università non è quello che si crede, è il vostro “primo” lavoro.
E voi come affrontate questa corsa ad ostacoli?
G.