“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…” esordisce così l’art. 2 della Nostra Costituzione, non specificando alcuna cittadinanza o altro carattere particolare, ma riferendosi semplicemente a ogni essere umano. Partiamo dal nostro Paese per parlare di una piaga sociale, che non tutti hanno ancora il coraggio di definire tale. Lo scorso 3 ottobre a Lampedusa (in acque italiane, ricordiamo) hanno perso la vita più di 300 persone, vittime di un naufragio, ma prima ancora della barbarie degli ormai noti “mercanti della morte”: trafficanti di vite che continuano ad agire indisturbati, sfruttando paure, speranze, sogni, ignoranza e falsi miti. L’Italia si è trovata, come di consueto, spaccata in due, tra persone segnate dalla tragedia e chi ha pensato bene di strumentalizzarla per un “nuovo” scontro politico. Gli attacchi rimbalzano da una parte all’altra come in una partita di pingpong, spaziando dal razzismo alla lascivia, da un estremismo all’altro. Ognuno rimanda responsabilità per nascondere o evitare le proprie e tutti cercano soluzioni a “danni” che reputano provocati da chi è al loro opposto. Così ci si è rivolti nuovamente all’Unione Europea, la quale dovrebbe sicuramente stabilire provvedimenti unitari per essere tale, ma dalla quale dovremmo prendere una prima ispirazione tra tutte (uscendo un po’ dal nostro Paese): “Ogni individuo ha diritto alla vita”. Ecco uno dei diritti inviolabili di cui, tornando da noi, parla la nostra Costituzione, esplicitato chiaramente dall’articolo 2 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Eppure le uniche discussioni, nonostante un avvenimento così grave e tragico, riguardano in fondo sempre e solo la permanenza di questi immigrati nel nostro Paese, l’illiceità di ciò e tutti i rapporti futuri. Quando per arginare un fenomeno tanto grande bisognerebbe partire dalle fondamenta, dal rispetto reciproco dell’essere umano. In tutti questi giorni i soccorritori hanno parlato con grande umanità di ciò che è accaduto, mentre i potenti continuano a discutere di un futuro che quelle 300 e più persone non potranno avere. Talvolta bisognerebbe posare lo sguardo sul principio di tutto e sui princìpi, cosa ci muove e cosa dobbiamo tenere a mente prima di qualsiasi altra cosa, e considerare magari di avere una posizione forte nel mondo perché non ci sia più nemmeno bisogno di legiferare sull’immigrazione clandestina, perché nessun altro possa trovare la morte in una speranza.
G.