Lo Stato della follia #life

ImmagineLa follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere.

Franco Basaglia

Non ho mai particolarmente apprezzato i film-documentari, troppo noiosi in ogni loro aspetto, in ogni minuto. Questa volta devo suggerirvene uno. Lo Stato della follia è un pluripremiato film di Francesco Cordio nato dalla “collaborazione” con la Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale per documentare le disumane condizioni negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG). “In Italia esistono 6 OPG, comunemente chiamati manicomi criminali, all’interno vi sono rinchiuse circa 1500 persone.
Il racconto in prima persona di un attore, ex-internato in uno di questi ospedali, si intreccia con le riprese effettuate, senza preavviso, in questi luoghi “dimenticati” anche dallo Stato […] Una commissione parlamentare d’inchiesta ha fatto luce sullo stato di abbandono, degrado e non cura degli internati e ha fatto approvare una legge che ne prevede la chiusura.” Le riprese portano in un mondo che sembra rimasto indietro anni luce, eppure è un terribile presente. Il ricovero in un OPG è una misura di sicurezza su cui si è più volte espressa la Corte Costituzionale, dichiarando a proposito incostituzionale la non applicazione di misure alternative ad esso, idonee ad “assicurare adeguate cure all’infermo di mente e a far fronte alla sua pericolosità sociale“. Con l’art. 3-ter della legge 9/2012 si è arrivati invece a quella che sembra una svolta definitiva. In esso troviamo infatti le Disposizioni per il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, che ne prevede la chiusura per il 1°aprile 2014 (salvo ulteriori proroghe). Ciò in realtà “sposta” le misure di sicurezza nelle strutture sanitarie locali prevedendo determinati criteri, quali: l’esclusiva gestione sanitaria all’interno delle strutture, un’attività perimetrale di sicurezza e vigilanza esterna, e la destinazione di tali strutture ai soggetti provenienti dal territorio della stessa. Non dovrebbero essere queste delle condizioni considerate già in partenza dalla nascita di questi OPG? Il film porta alla luce il più terribile degrado, additato anche dall’Unione Europea, alla quale l’Italia ha dovuto spiegazioni (orientate su un’assurda lacunosità del nostro ordinamento). Alcune persone non hanno i requisiti necessari per essere internate, altre scontano una pena di trent’anni prima sulla base di referti spariti, altre ancora non sopportano il peso dei soprusi e non ne escono vivi. E’ chiamato anche Ergastolo Bianco perchè nessuno sa davvero quanto tempo dovrà rimanere lì. Le condizioni igieniche sono fuori dalla civiltà ed è a rischio anche l’incolumità degli internati. Non da ultima l’assurdità per cui, malati che dovrebbero essere seguiti costantemente, sono in strutture che non hanno nulla di “medico”, non gestite da personale sanitario. Il film commuove e indigna, presentando orrore, dolore e disperazione. In una ripresa è stata inquadrata una scritta sul muro, fatta da un internato: “Caro Socrate, tu sapevi di non sapere, io non so perchè mi stanno facendo morire in carcere“.

G.

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